Mattina tardi, nel Delta. Ci arriviamo pregustando una lunga giornata ricca d'incontri e di emozioni. Ci accoglie il giallo del Tasso barbasso che svetta tra le erbe incolte.
Le sue lunghe infiorescenze sembrano totem messi a sentinella di questo angolo di terra a ridosso del mare. Ondeggiano lentamente mentre "si respira una dolce aria che scioglie le dure zolle, e visita le chiese di campagna, ch'erbose hanno le soglie"
Girovagando e cercando quello che non sai ma che capisci è tutto attorno a te perchè qui ci stai bene. D'altronde il luogo preferito non è necessariamente il posto più bello ma è dove le emozioni prendono corpo e dove vorresti essere quando l'ansia ti affatica e quando la vita traccia percorsi in salita.
Ed eccoli, finalmente! Scorgiamo i primi Gruccioni ancora lontani lungo le rive delle valli da pesca. Sono tornati da pochi giorni e già frenetica è l'attività. Poche soste per riposare e per farsi ammirare.
E ancora Pascoli ti suggerisce facili paragoni poetici:
"C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d'antico"
Oggi i ricordi poetici si sovrappongono e, guardando estasiati le colorate evoluzioni ci torna alla mente un anonimo poeta francese del 1800 che così li descriveva "... e compaiono nel cielo fiori di smeraldo e di topazio di qualche giardino incantato"
Quasi impertinenti nella loro livrea assomigliano a fiori che sbocciano tra l'erba sfalciata con puntuale premura da chi, forse, vuol rendere più lieve il compito che li attende.
Il lungo tunnel è quasi ultimato. Si può pensare ad altro.
Le coppie si formano...
E rapidamente si affiatano.
Accudiranno per venti giorni le uova deposte nel fondo dei lunghi tunnel che possono scavare anche per cinque metri dentro gli argini delle valli da pesca. Ripartiranno, vecchia e nuova generazione lasciandoci il ricordo del loro arcobaleno di colori.
Ma come il ritorno dei Gruccioni segna il lento capovolgersi della clessidra, anche il sole che scende sull'orizzonte delle valli segna che è, purtroppo, tempo di ritornare verso casa.
Ultime luci struggenti. Ultimi scorci. Ce ne andiamo lasciando qui frammenti del nostro essere che torneremo a riprendere appena possibile.
"Te ne vai... Ti affido queste tre piccole pietre, ossa della nostra terra. Le riporterai qui, nel giorno del ritorno, per restituirle alla terra affinchè si ricomponga ancora l'equilibrio infinito che oggi stai spezzando." (TUNSIT)