Il massiccio del Cesen si affaccia sulla pianura Trevigiana e dalla sua sommità, nelle limpide giornate invernali, la vista spazia fino al mare abbracciando l'intera laguna e, con l'ausilio di un binocolo, si possono cogliere punti di riferimento ancora più lontani ma inconfondibili come la grande ciminiera della centrale di Porto Tolle. Sospese nello stemperarsi di cielo e mare, le argentee sagome delle navi che solcano l'Adriatico a ridosso di Venezia, stupiscono con le loro proporzioni.
Volgendo lo sguardo verso le cime ecco apparire la parte marginale di quella parte di bosco che, dalla pianura, ricorda un enorme trapezio che tanto caratterizza il Cesen.
Sono ancora ben visibili i percorsi sciistici testimoni di un'avventura turistica quasi d'oro consumatasi tra gli anni sessanta e settanta ma tramontata inesorabilmente anche per l'ammodernamento della viabilità che, con identico tempo di percorrenza, poteva portare gli sportivi nel cuore delle dolomiti con scenari e piste di tutt'altra dimensione. Il 1985 vide l'ultimo atto di questa parentesi turistica. In certi scorci la pendenza vertiginosa conduce il pensiero in un'idea austera e selvaggia di un monte che sembra voglia riprendere completamente la sua identità.
Abbiamo lasciato la pianura dove già aleggiano le prime calure di un'inaspettata calda primavera. In quota, però, la natura è più coerente con il calendario. Troppo presto per le ariose e spettacolari fioriture di asfodeli. Ma non è comunque un viaggio inutile. Anzi. Coraggiosi crocus (crocus vernus), sfidando dai versanti esposti al sole il severo aspetto di quelli ancora ricoperti dall'ultima neve caduta appena qualche giorno prima, regalano struggenti emozioni.
Pozze d'acqua ancora ghiacciata e ricoperte di neve fradicia e stanca sembrano occhi cerulei che osservano increduli l'ancora incerta fioritura
Verso la vetta del Cesen il brullo panorama si agita nel vento che sconvolge i minuscoli capolini colorati mentre nuvole veloci si rincorrono per comporre e scomporre continuamente la tavolozza del cielo.
Qualcuno, comunque, ha già deciso che è tempo di agire. Un bombo frenetico passa di fiore in fiore per prendere e dare. Grazie a lui stami e pistilli lontani si toccano, si incontrano e si fecondano nella ricerca della vita. Riparte, dopo ogni visita, carico del prezioso messaggio che andrà a recapitare svolgendo inconsapevolmente un compito che la natura gli ha affidato.
La strada esposta regala scorci improvvisi che, in unica immagine, riassumono il momento di passaggio tra le due stagioni. L'ocra dell'erba vecchia si alterna al verde tenero di quella nuova e il punteggiare dei fiori sembra riproporre l'alternanza del cielo tra nubi ora grigie ora luminose che riverberano nelle ultime chiazze di neve.
E' tempo di ritornare. Ma c'è sempre tempo per un'ultima breve sosta e per spaziare nell'infinito della vista e dello spirito